TU SEI IL MIO IRREALE

mercoledì 23 giugno 2010

Note biografiche

Nacqui a Montebelluna (TV), il 1° Luglio 1940, durante una breve vacanza dei miei, provenienti da Tripoli , in Libia, dove era già nato un anno prima mio fratello Marco (divenuto insigne fisico – matematico, e morto l’anno scorso, senza essere riuscito a raccogliere appieno le gratificazioni che gli sarebbero spettate] e in compagnia anche della sorella Estella, di due anni maggiore di me.
Si era ormai in piena guerra ed i miei, dopo essere rientrati in Africa, dovettero ripartire per l’Italia nel 1942, stabilendosi a Roma, dove nacque l’ultimogenita: Orsola e dove mio fratello si ammalò di Poliomielite. Seguimmo, negli anni del conflitto, mio padre, prima a Luino e Desenzano, poi, alla fine della Repubblica di Salò, a Torino a casa dei nonni paterni.
Al termine della guerra, mio padre venne epurato e vivemmo tutti in una minuscola casetta in un paesino piemontese sino al 1947/48, quando mio padre fu reintegrato e nominato Capo Gabinetto (nomina che ci fece molto ridere, allora) a La Spezia, dove viveva la nonna materna che accolse in casa sua, oltre alla seconda figlia già sposata e con un bimbo piccolo. anche la nostra famiglia.
Nel ’50 seguimmo ancora una volta papà nel suo nuovo incarico; era uno dei responsabili dell’Amministrazione Fiduciaria Italiana in Somalia: AFIS, voluta dagli inglesi per istruire i somali all’autogoverno. (A quanto pare 10 anni di mandato furono troppo pochi, vista la situazione attuale!).
Per noi 4 furono anni meravigliosi, sia i primi 3 vissuti nell’interno, vicino al confine dell’Etiopia, sia quelli vissuti a Mogadiscio, dove mio fratello ed io frequentammo il Liceo Classico, Orsola terminò le scuole medie e frequentò 2 anni del liceo scientifico, mentre la maggiore era rientrata dall’Italia dove si era recata per conseguire il diploma del Liceo Artistico.

Proprio in Somalia, iniziai a scrivere le prime poesie ed i primi Diari nel 1952/53 continuati sino al 1958/59 quando rientrai in Italia; questi comprendono anche resoconti di viaggi sia in varie nazioni dell’Africa, sia il viaggio per mare, durato circa 1 mese per il nostro rientro definitivo da Mogadiscio all’ Italia.

I diari e gli scritti proseguirono a Torino, dove dal 1959 al ‘63 frequentai l’università, lavorando - prima a tempo pieno in un ufficio,come segretaria della segretaria del grande capo, poi come insegnante supplente con incarico annuale - e passando con le mie sorelle le vacanze estive in giro in autostop per l'Europa(Francia, Spagna Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia, Irlanda, G. Bretagna); esperienza favolosa, indimenticabile ; mio fratello invece viaggiava per conto suo spingendosi nei posti più lontani, zaino in spalla, bastone per appoggiarsi, lavorando come mozzo su un peschereccio sino a Capo Nord .

Il mio futuro marito invece stava assolvendo ai suoi obblighi verso la Patria, prestando servizio militare, prima come allievo a Lecce, poi come sottotenente degli alpini ad Aosta. Ci sposammo nel 1962 e nel gennaio del 1964 nacque Luca. Il I° Gen. del 1965 raggiunsi col bimbo di neppure un anno mio marito in Nigeria, Kainji, dove si costruiva una diga e dove noi eravamo insegnanti della Scuola Italiana funzionante per i figli dei dipendenti.

Nel 1968 , a fine lavori, decidemmo di andare in Nicaragua dai miei, perché io ero incinta e in Italia (a Torino) non avevamo ancora un lavoro né una sistemazione. Purtroppo il bimbo – Pedrito - nacque prematuro, durante un viaggio in Honduras, dove a Tegucigalpa morì e venne seppellito 19 giorni dopo. Rientrammo così a Torino e riprendemmo l’insegnamento presso istituti privati. Nel 69 dopo la morte di mio padre, Leo (così chiamavo mio marito) agli inizi del 1970 ripartì per il Sud Africa; dopo alcuni mesi Luca ed io, incinta di un 3° bimbo (all'epoca non si praticava l'amniocentesi ) lo raggiungemmo e ad Aprile nacque Fosca.

Nel 1971, dopo un rientro brevissimo in Italia per ottenere un nuovo passaporto – in Africa allora non si accettavano persone provenienti dal S.A. a causa dell’apartheid vigente – ripartimmo come insegnanti per il Camerun, - costruivano una ferrovia che attraversava il paese - dove ci fermammo sino al ’74, quando decidemmo di tornare a Torino per la morte del padre di Leo, con l’intenzione di fermarci stabilmente anche a causa della salute di Fosca, nostra figlia, alla quale, proprio a Torino venne diagnosticata la Mucoviscidosi, come allora veniva chiamata la Fibrosi Cistica. Ripresi a insegnare: in scuole statali, Leo invece trovò lavoro in Banca. Luca frequentò la 1° e parte della 2° Media e Fosca l’asilo comunale.

Nel 1976/77 ci venne offerta la possibilità di lavorare in Iran sempre con le stesse mansioni. Accettammo. Vivemmo a Bandar Abbas sul Golfo Persico, dove si costruiva un enorme porto, sino al 1980 attraversando gli anni ultimi della reggenza dello Sha, della rivoluzione iraniana ed 1 anno della repubblica islamica iraniana sotto Komehini. In Iran Fosca , che, a causa di un attacco fortissimo della sua malattia rischiò di morire, venne portata a Teheran alla Clinica Americana dove ebbe la fortuna di essere curata e salvata da un ottimo medico iraniano , laureato in Francia e specializzato in Fibrosi Cistica lavorando per 10 anni in Canada francese.-

Quando la situazione politica iraniana precipitò, si decise di cambiare nuovamente tutto. Leo trovò lavoro in Honduras : lo raggiungeremo soltanto Fosca ed io, perché Luca resterà in Italia dove ci aveva anticipato nel 1979: anche lui era stato evacuato per poter proseguire il Liceo. Verrà a trovarci a Natale e durante l’estate, quando non andremo noi in Italia .


La salute di Fosca peggiorava, ma non a causa della vita che conduceva: anzi, lo sport, la vita all’aria aperta le faceva
no bene. Comunque nel 1983 rientrammo lei ed io a Torino dove ci fermammo insieme a Luca. Anche Leo rientrò e trovò lavoro in altri cantieri in Africa, con la speranza di essere raggiunto da noi. Ma non ci fu possibile, così anche lui nell'85 tornò definitivamente in Italia e trovò lavoro a Verona , dove noi lo seguimmo a fine anno scolastico.

Ancora una nuova vita. Ci si ambienta: i ragazzi stringono nuove amicizie e studiano: Luca l’Università a Padova e Fosca – tra una crisi e l’altra - termina il Liceo Artistico e frequenta 2 anni di Architettura a Venezia; noi abbiamo il nostro lavoro: io insegno, ormai entrata di ruolo, Leo in una Ditta, come venditore estero; le vacanze a Minorca , insomma una vita felice… se non ci fossero i periodi sempre più lunghi in cui la malattia di Fosca mostra tutta la sua atroce gravità. Dopo un anno terribile per lei, si decide di andare in Bassa California, con il beneplacito dei medici curanti e con un valigione di medicine al seguito. Nessuna assicurazione vuole sottoscrivere una polizza.
Fosca muore a Città del Messico, durante il viaggio anticipato per rientrare in Italia a causa di una riacutizzazione del suo male . Pur essendomi preparata all'idea che purtroppo non sarebbe durata molti anni , avevo, avevamo sperato fino all'ultimo.

La sua malattia però era ad uno stadio gravissimo, come risultò da analisi del nostro sangue pre-gravidanza fatte fare da parenti stretti: Sembrava, per ironia della sorte, che Leo ed io ci fossimomo cercati e trovati col lanternino per trasmetterle i nostri geni ammalati con la stessa gravità estrema, che lascia poche o nulle prospettive.

Le impressioni che tutti recepiscono sul mio stato d’animo, quando parlo di Fosca, sono esatte e quasi identiche: tutti notano che ne parlo sempre al presente. Mi viene spontaneo parlare di lei così, come ancora fosse qui con noi a condividere i nostri umori, le conversazioni, a ridere cercando di sminuire la gravità della situazione: a dirmi di non piangere perché non le sarei di nessun aiuto.


NOTIZIE SU FOSCA:

Fosca è nata in Sud Africa il 29 Aprile 1970 ed é morta nel 1991 a 21 anni, durante una vacanza in Messico effettuata con il beneplacito dei medici (del resto aveva sempre seguito noi genitori in giro per il mondo nei nostri soggiorni per lavoro), a causa di un improvviso aggravamento della malattia congenita: la Fibrosi Cistica. Fino alla fine degli anni ’60 si conosceva poco o nulla a proposito di questa malattia, che veniva raramente riconosciuta e diagnosticata.

Fino ai ¾ del XX secolo la malattia comportava la morte sicura entro i primissimi anni di vita e veniva chiamata: la malattia del “Bacio salato” proprio perché le ghiandole sudoripare di questi malati producono un secreto con quantità elevata di Sali. Oggi, grazie e a prezzo di costosissime cure quotidiane domiciliari ed ospedaliere con ripetuti ricoveri annuali, visite mediche, analisi in day hospital, l’attesa media di vita si proietta per i casi meno gravi oltre i 30 anni, anche se complicazioni soprattutto respiratorie, ma anche spesso di altri generi, mettono a dura prova tutti coloro che vi sono coinvolti direttamente o indirettamente: difficile fare progetti di lavoro, di famiglia, di impegni vari. La scoperta del gene nei primi anni 80 ha permesso di effettuare “l’analisi su DNA di mutazioni varie del gene CFTR”; in alcune regioni si praticano screening neonatali di massa, per selezionare i soggetti sospetti di malattia, confermata poi dal test del sudore; ciò permette più tempestive ed efficaci cure per evitare disturbi e lesioni irreversibili. Purtroppo però non si è ancora riusciti a intervenire sullo stesso gene malato.

Oggi si eseguono anche test sui futuri genitori…cosa che non fu possibile per noi, che risultammo affetti dalla stessa forma e gravità di mutazione del gene, che trasmettemmo a Fosca, quasi ci fossimo cercati col lanternino.

Riporto alcuni brani tratti dal libretto di consultazione edito dalla Fondazione per la ricerca sulla F.C., in collaborazione con l'Associazione Veneta per la lotta alla F.C. "Un'idea, un progetto, un fondo una speranza "Ospedale Maggiore, Piazzale Stefani, 1 -37126 VERONA.

"La Fibrosi Cistica è una “forma morbosa-congenita, - caratterizzata da diminuzione o assenza della secrezione esocrina del Pancreas con conseguenti disturbi della nutrizione e, secondo la gravità delle mutazioni genetiche, problemi più o meno gravi di malattie polmonari, insufficienza pancreatica, biliare e di altri organi, nonché problemi di sviluppo puberale e di crescita - che può essere trasmessa a un figlio da entrambi i genitori attraverso il gene mutato CFTR di cui è portatore sano il 4-5% della popolazione italiana. (Un bambino malato su 2500, quelli riconosciuti, perché spesso forme più lievi o atipiche non vengono riconosciute) Non conosco le percentuali delle altre nazioni.
Le cellule epiteliali che rivestono molti organi e canali interni del nostro corpo, mancano di una proteina fondamentale, detta CFTR, che normalmente presiede ad alcune funzioni di trasporto di sali e di difesa contro le infezioni. Questa mancanza comporta la produzione di secrezioni dense e poco fluide che occludono dotti e canali, con danno progressivo degli organi interessati: il pancreas si atrofizza, l'intestino si occlude, il fegato trattiene la bile, i bronchi si ostruiscono e si infettano, con progressive lesioni dei polmoni fino a provocarne l'insufficienza respiratoria e lo scompenso cardiaco."

Curriculum

ROBERTA TOMASELLI ARRIGONI nata a Montebelluna (TV) il 1° Luglio 1940, residente a Alghero (SS) dal 2000
Coniugata con Cecilio Arrigoni; due figli. Laurea in Lettere Moderne a Torino nel 1963 – Abilitazione all'insegnamento delle materie letterarie nel 1975; ha insegnato nelle scuole superiori di Torino e Verona, dopo un periodo di esperienza di vita e di insegnamento ultraventennale nelle scuole italiane private all’estero - Somalia, Nigeria, Camerun, Sud Africa, Iran, Honduras, Messico, Nicaragua; attualmente in pensione.
Numerosi corsi di formazione e approfondimento personale nelle materie specifiche.
Dal 1984 insegnante di ruolo di Italiano e Storia presso l'I.T.C.G. “Dal Cero” di San Bonifacio (Vr).
Attività extra curriculari dedicate a corsi per gli studenti di lettura, scrittura, interpretazione di un testo sia letterario sia storico, di dizione
Corsi di Formazione ed educazione Teatrale con rappresentazione delle opere a varie rassegne teatrali dedicate ai ragazzi delle scuole superiori, organizzate dalla regione Veneto e dalla Provincia di Verona.
Consulente esterno alle attività teatrali, dopo il pensionamento, presso stesso l’Istituto “Dal Cero”di San Bonifacio (Vr).
-2009 / 2008 – Partecipazione alla I° edizione del Premio letterario Internazionale CITTA’ DI SASSARI “L’ISOLA DEI VERSI” Pubblicazione della poesia “Fosca” su Antologia “L’isola dei versi”
-2008 : Partecipazione alla II° Ed. del Premio Letterario Int. Di POESIA CITTA’ DI SASSARI “L’ISOLA DEI VERSI”
-2008 : Terza classificata al III° Premio Nazionale Archivio Diaristico “La Lanterna bianca” Milano e Giardini Naxos (ME)
-2008 scritta dei profili dei fotografi Ietta Are e Renzo Ridolfi e del poeta Manlio Masole per la presentazione del DVD “Noi che siamo stati Buio” e la Mostra sulle Miniere di Calabona ad Alghero
-2006( come sopra) per la presentazione della “Mostra Fotografica “ Invisibili presenze” a Sassari ed Alghero ; -Consulente esterno di attività teatrali all’ ITIS di Alghero: e supporto esterno alla preparazione e alla partecipazione degli studenti ai concorsi della PFIZER: “La malattia celiaca” “Una infinità di sana vita” (I e II premio)esperto storico nel Progetto ITINERA “Eleonora d’Arborea E La Carta De Logu” - 2007: Vincitrice del I° Premio Nazionale Diaristico “La Lanterna Bianca”, con sede a Milano e Giardini NaxosPubblicazione di 2 racconti in “Nonno raccontami una storia…” ANTEA 2006 TEATRO:
• Ottobre 2004:Partecipazione alla I ° Ed. del premio di scrittura teatrale “Diego Fabbri”
• Inserimento del mio testo teatrale nella Banca Dati del Centro Diego Fabbri di Forlì
-2000/2001 : Aiuto regia – regia di Sante Maurizi - in “Tutto è bene quel che finisce bene” di Shakespeare, rappresentata da:“Compagnia teatro d’Inverno” e “La botte e il cilindro” ad Alghero e Sassari del Centro Diego Fabbri di Forlì
• 2010 – 2000 : partecipazione alle varie Edizioni del Premio Nazionale di poesia “Lorenzo Montano”
• 1996 – 2000 : Corsi di formazione ed educazione teatrale ai ragazzi delle scuole superiori e partecipazione come coordinatrice e scrittrice di operette alle rassegne teatrali scolastiche annuali della Regione Veneto e della Provincia di Verona.Pubblicazioni precedenti:
• Musicalbrandè 1952
• Controvento 1954
• La Voce dell’Africa 1958
• Voci Nuove 1959-60-61-62
• Il Lunedì del Medio-Oriente (Asmara) 1961
• Musicalbrandè 1962
• Rinascita Artistica 1961
• Carovana.1969
• Nuevos Horizontes 1969 (Nicaragua)
• Project Sud Africa 1970
• La Voce del Camerun 1972
• Panorama SanMaurese 1974

ROBERTA TOMASELLI ARRIGONI
robitoma@hotmail.it

A mia figlia Fosca (Poesie tradotte dallo spagnolo e dal francese))


FOSCA


Formichina, fiore, farfalla
felice falcando la folla
fugace folletto folleggi.
Funambolo, fulgi
fulcro di ogni fuoco
su te fluttuante,
foriero di fragranze
di festosi fuochi fatui.

Flebile filugello
fibra flessuosa tra
occulte chiome
oscuri laghi gli occhi
silenti sensazioni
coltre ti copre
addormentata.

Fata Morgana
orditi trami

sospiri e desideri
cantano come

assioli sopra i rami.

Fantastica visione
oppio obnubilante per la mente
scacci la solitudine
conforto dai
all’anima affamata.



EN EL CORAZON TUS GRITOS....

En el corazon tus gritos de rabia,
tus gritos de amor.
Nunca se callarà tu voz:
arcoiris de palabras.

Sin sueno ni sentido
los pensamientos:
vida y muerte,
niña y mujer,
dulce y agria;

hierba que desea el agua
para que no se muera.
Tiempo compartido entre sueños
y una realidad que no has vivido.


NEL CUORE I TUOI GRIDI

Nel cuore i tuoi gridi di rabbia,
i tuoi gridi di amore.
Mai tacerà la tua voce :
arcobaleno di parole.
Senza suono né significato
i pensieri:
vita e morte,
bimba e donna,
dolce e aspra.
Erba che desidera l’acqua
per non morire.
Tempo condiviso
tra sogni e una realtà
che non hai vissuto.




LAGARTIJO

Lagartijo, te quemas al sol,
que funde piedras
en granillos de arena.
Tu piel,
membrillo,
perfuma de coco.
Tus risas son
granos de granada
en el cielo caido.


LUCERTOLA

Lucertola, ti bruci al sole
che fonde pietre
in granelli di sabbia.
La tua pelle,
melacotogna,
profuma di cocco.
Le tue risa sono
chicchi di melograna
nel cielo caduto.



TENGO MI NIÑA

Tengo mi niña aqui,
rodeada
por las flores del monte.

Olas lentas al atardecer;
mar y tierra:
todo un relàmpago.

En un rincòn hundido
està tu corazòn
que nunca se apaga.

Sobre una via sola
mi pensamiento.
¡En las nubes
tu perfil adamantino!


C’E’ LA MIA BIMBA

C’è la mia bimba qui,
circondata
dai fiori del monte .

Onde lente al tramonto;
mare e terra:
tutto uno scintillìo.

In un canto nascosto
c’è il tuo cuore
che mai si spegne.

Su una sola strada
il mio pensiero.
Nelle nuvole
il tuo profilo adamantino!


DESEO TENER

Lluvia sobre el mar como en otoño.
Cielo, tierra y mar fundidos
en verdinegro
de persiguientes olas .

¡Oh, poder deshacerme
de la cumbre de la montaña
como agua
que derrumba en espuma!
Luz frìa de los recuerdos:
deseo tener antes mis ojos
la flor de tu sonrisa.


DESIDERO TENERE

Pioggia sul mare come d’autunno:
cielo, terra e mare
in verdescura dissolvenza
d’incalzanti onde.
Oh, potermi disfare
dalla cima della montagna
come acqua che rovina in spuma!
Luce fredda dei ricordi:
desidero tenere davanti agli occhi
il fiore del tuo sorriso.




!NO SOY CAPAZ DE GRITOS!

¡No soy capaz de gritos!
Como gaviota, que se pierde
en la vasta plaga marina,
no reconozco màs cual sea
el mar y cual el cielo.

Asì pierderme en la agua tibia,
de mi madre;
tenerte en mi agua
sin dejar que el tiempo
sobrepase
esa linea del olvido.



NON SON CAPACE DI GRIDARE

Non son capace di gridare!
Come gabbiano che si perde
nella vastità marina
non riconosco più quale sia
il mare e quale il cielo.

Così mi perdo nell’acqua tiepida
di mia madre;
così ti trattengo nella mia acqua
senza lasciare che il tempo
oltrepassi questa linea dell’oblio.




HAY PALABRAS

Hay palabras que se ocultan solas
como perros en la calura.


CI SONO PAROLE

Ci sono parole che si nascondono da sole
come cani nella calura.



ROCA Y AGUA

Roca y agua.

Una ara ronca llama.

Tu eres mi irreal,
mis sueños
descompuestos.

!Sol y mar!

Ni un pensamiento.
Piedras.


ROCCIA E ACQUA

Roccia e acqua.

Una ara roca chiama.

Tu sei il mio irreale,
i miei sogni scomposti.

Sole e mare!

Non un pensiero.
Pietre!



COMO UN DIARIO

Como un diario
tus palabras surgen
de las pàginas olvidadas.
Te desvelan niña
de mil acentos y risas.

Tus palabras en el cielo herido,
en mi corazòn:
canciòn y cantilena
para que al fin se queme el dolor
que deja ceniza de la esperanza.


COME UN DIARIO

Come un diario
le tue parole sorgono
dalle pagine dimenticate.
Ti svelano bambina
dai mille accenti e risa.

Le tue parole nel cielo ferito,
nel mio cuore :
canzone e cantilena
perché al fine bruci il dolore
che lascia cenere della speranza.



9 AGOSTO 1993 (Mijas) VIEJOS

Estan allì sentados,
esperando que el tiempo
no tenga mas sentido.
Las nubes los invitan
a echarse en la espumilla
de los recuerdos.
Ola tras ola, el mar llora
su ser eterno.

9 AGOSTO 1993 (Mijas) VIEJOS

Se ne stanno lì seduti

aspettando che il tempo

non abbia più senso.
Le nuvole li invitano a tuffarsi
nella spuma dei ricordi.
Onda dopo onda il mare piange
il suo essere eterno.




10 AGOSTO (Mijas)

El mar destrozado
ya ha perdido su lucor
su brillantez.
Su respiro es rantolo.

En la arena es todo
un mundo putrefato:
olvidados signos
de la humana presencia.

El hombre es un punto
en sus recesos.

10 AGOSTO (Mijas)

Il mare logorato
ha ormai perso lo spendore
la sua brillantezza
il suo respiro è rantolo.

Sulla spiaggia c’è tutto
un mondo putrefatto:
segni dimenticati
della presenza umana.

L’uomo è un punto
nei suoi recessi.



14 AGOSTO (Mijas)

¡Quiero el olvido!
No quiero voces
ni gritos de gaviota!
Parecen llanto de niño
que me implora:

“!No me dejes, mamà
ya no me dejes sola!”


14 AGOSTO (MIJAS)

Desidero l’oblio!

Non voglio voci

né grida di gabbiani!

Sembrano pianto di bimbo

che m’implora:

“Non lasciarmi, mamma,
non mi lasciare sola!”



EL MAR

El mar es un corriendo
de olas lentas y tibias.

Negruzca la montaña.

Baja el rio en la plana,
abraza el mar y en el se pierde.

Hojas revolotean rojas
en la cumbre de la espuma



IL MARE

Il mare è un correre
di onde lente e tiepide.

Nerastra la montagna.

Il fiume scorre alla piana
abbraccia il mare e vi si perde.

Onde rotolano foglie
sulla cima della spuma.



UN RUIDO ESTALLO’

Pirotecnia de colores sobre la luna.
Entrelazamos pasos
en la mùsica de tambores.
Entre tus brazos soy la niña
de hace tiempo
y tu lo que eres.
Los cuerpos esbeltos de piernas
y caras sin arrugas:
carne de deseos
inexpressos.
No pasaron dias ni años
Pasaron dolores y rencores.

Un ruido estallo’


Miles de estrellas derrumbaron
del cielo.
En la palmera dedos enfurecidos.
Miedo en la noche sombrìa.
Desconcierto de pensamientos,
alboroto de recuerdos

revolotean sus aguas tibias.

Un relampago...
y todo se apaciguò

¿Porque eres tan serio?
“Me falta”
Nunca mas serà como antes.
Ese eterno deseo de ella
nos dejò signos
sin cicatrizar


UN RUMORE ESPLOSE

Pirotecnia di colori sopra la luna.
Intrecciamo passi alla musica
di tamburi.
Tra le tue braccia son la ragazza
di tempo fa
e tu quello che sei.
I corpi svelti di gambe
e visi senza rughe:
carne di desideri inespressi.
Non passarono giorni né anni;
superammo dolori e rancori.

Un rumore esplose.

Migliaia di stelle precipitarono
dal cielo.

Dita infuriate nel palmizio.
Paura nella notte oscura:
sconcerto di pensieri,
tumulto di ricordi.

In un lampo
tutto si calmò.
Perché sei così serio?
“Mi manca”
Niente sarà più come prima.
Ci resterà questo eterno

desiderio di le
i.



POESIE IN FRANCESE



REGARDE!


Regarde!
Elle frissonne, tu vois…
Son coeur s'est évanouit
son charme a pris la place
du ciel qui s’èpanouit

Milliers d' étoiles!

Il y en a une
qui renferme son visage,
qui tient dans sa lueur
la beautè de ses jeux.

Eclat de rire!
à la clartè de sa presence
le monde aussi fremit.
Elle est dans l'air et parle
le murmure du vent.


GUARDA!


Guarda!
Rabbrividisce, vedi? …
Il suo cuore è svanito;
la sua bellezza ha preso il posto
del cielo che s’illumina

Migliaia di stelle!

Ce n’è una
che trattiene il suo viso,
ferma nel suo bagliore
la bellezza degli occhi.

Scroscio di risa!
Alla chiarezza della sua presenza
anche il mondo freme.
Lei è nell’aria e parla
il mormorio del vento.



JE SUIS SEULE


Je suis seule:
un verre, un livre,
mon chapeau
sur la chaise.

Brule un feu d'ètincelles:
ta peau sì fraiche
a la lueur veloutèe
d'une peche.

Ton visage à la flamme
s'allume;
éclats de rire
dans coins d'ombre.

Les yeux ont renfermé
douceur des jours
et des choses passées.
Tu ronronnes dans mes bras,

petite chatte
ensevelie.
La chair me reconduit
hurlements de douleur.



SONO SOLA

Sono sola:
un bicchiere, un libro
il mio cappello
sulla sedia.

Brucia un fuoco di scintille:
la tua pelle così fresca
ha la lucentezza
vellutata d’una pesca.

Il tuo viso alla fiamma
s’illumina;
scoppi di risa
in coni d’ombra.

Gli occhi hanno racchiuso
dolcezza di giorni
e di cose passate.
Mi fai le fusa tra le braccia,

piccola gatta
imbalsamata.
La carne riconduce
gridi di dolore.



IL N'Y A PAS...



Il n'y a pas besoin
d'avoir la peau noire
où d'autres couleur,
pour me sentir parfois
etrangère dans mes gens.


C'est quand je m'aperçoie
que je parle diffèrent
aussi le meme language
et que les sentiments
ne sont que des mots
qui me remplissent la bouche.


NON C’E’ …


Non c’è bisogno
d’avere la pelle nera
o d’altri colori
per sentirmi talvolta
straniera tra la mia gente…

Lo sono quando m' avvedo
che parlo in modo diverso
pur nella stessa lingua
e che i sentimenti
altro non sono che parole
che riempiono la bocca



VACARME


Aujourd'hui mes larmes
ont rempli le monde
qui frissonne
aux premiers froids,
comme dans mon coeur
où regne le vacarme.

Autour des mains
s'intrelacent
vides
de désir.


VUOTO


Oggi le mie lacrime
hanno colmato il mondo
rabbridente ai primi freddi
come il mio cuore
dove il vuoto regna.

Attorno mani
s’intrecciano
vuote
di desiderio.